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Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? C’è una domanda che oggi attraversa ogni conversazione seria sull’intelligenza artificiale: l’AI ci renderà meno creativi o finalmente più liberi di esserlo? La risposta non è binaria, non è “tutto distrutto” né “tutto risolto”, è molto più interessante di così.
Un punto chiave che chi lavora con la creatività dovrebbe incidere nella pietra è…
Il futuro della creatività non è l’automazione, è l’aumento.
E questa distinzione cambia tutto.
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Comunque il vero tema non è l’Intelligenza Artificiale ma… Il nostro ruolo.
Argomenti trattati in questo articolo:
L’essere umano
Siamo esseri umani ed ogni rivoluzione tecnologica segue uno schema prevedibile:
- Prima copiamo il passato;
- Poi capiamo cosa può diventare il futuro.
Dobbiamo guardare oltre lo specchio: perché l’AI non è qui per copiarci, ma per liberarci.
All’inizio del cinema, ci siamo limitati a piazzare una telecamera davanti a un palco teatrale. Quando è nata la TV, abbiamo fatto lo stesso: una telecamera che riprendeva persone che parlavano alla radio. È un riflesso condizionato: quando arriva una tecnologia nuova, la usiamo per fare le vecchie cose in modo leggermente diverso.
Con l’AI sta succedendo la stessa cosa, ma stiamo mancando il punto. Non si tratta di replicare la creatività umana, ma di espanderla. Non siamo qui per togliere spazio all’uomo, ma per rimetterlo al centro di un processo che era diventato troppo meccanico.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? L’AI rimetterà l’uomo al centro, oppure…
Espanderemo la creatività?
Forse oggi l’idea che espanderemo la creatività può essere “debole”, è troppo rassicurante. Infatti dire che “l’AI rimetterà l’uomo al centro” suona un po’ come un ufficio marketing che cerca di non spaventare i dipendenti. La gente sui social è cinica: sente odore di “politicamente corretto” e scorre oltre.
Poi manca il conflitto, qui descriviamo un mondo ideale dove tutto fluisce, ma la realtà, specialmente quella dei social vive di attrito. Se non c’è un “nemico” (la pigrizia, le aziende che tagliano i costi, la perdita di qualità), il messaggio risulta piatto.
È un po’ troppo astratta, ci sono i problemi reali che si scontreranno con la realtà di chi deve pagare le bollette, ad esempio creando contenuti. Manca il “sangue”, ovvero il rischio reale che corriamo, bisogna prepararsi ed è per questo che ho preparato il mio corso OnLine:
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? Siamo davanti a due fronti.
La creatività si estinguerà?
Abbiamo un attacco frontale dei “Puristi” che sostengono che la creatività si estinguerà. Invece di dire che l’AI aiuta, ci sono persone che non vogliono usare l’AI. Negano all’AI di entrare nei loro flussi di lavoro, quei romantici della penna, ma in effetti io li vedo quasi come artigiani destinati molto probabilmente all’estinzione.
La fatica non è un valore, è un limite tecnico che oggi abbiamo superato.
Poi ci sono quelli che… La creatività è per pochi. Ma in effetti sostengono una tesi scomoda. Potremmo anche ipotizzare che l’AI non democratizzerà la creatività, la distruggerà per il 90% delle persone. Solo chi ha già una cultura profonda e un pensiero critico saprà usarla. Per tutti gli altri, l’AI sarà solo una fabbrica di spazzatura identica.
E sicuramente tra voi lettori ci saranno persone che non la pensano così.
Ora puntiamo il dito contro il settore con un vero e proprio paradosso: Abbiamo passato anni a vantarci di quanto fosse difficile editare un video o scrivere un copy. L’AI ha dimostrato che quel lavoro valeva zero. Se il tuo valore era legato al saper usare un software, oggi vali quanto un tasto invio. Il vero valore è l’intento, e la maggior parte di voi non ne ha uno.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? Quando mi faccio scorrere…
Lo stato di flusso
Spesso entro nello stato di flusso, sento che non sto lavorando, sto scorrendo. È come se qualcuno abbassasse il volume del mondo fuori e alzasse quello di una sola cosa: quello che sto creando. Il tempo smette di avere importanza. Un’ora può diventare dieci minuti, oppure dieci minuti diventano un’ora.
Non me ne accorgo, perché non sto misurando: sto costruendo.

Quando sono qui mi perdo nella creatività…
All’inizio lo sento dal corpo: mi raddrizzo, respiro meglio, gli occhi si stringono come quando metto a fuoco. Non è ansia, è presenza, è quel momento in cui non devo più convincermi a fare… perché sto già facendo.
Nella mia testa succede una cosa precisa: non ho mille pensieri, ne ho uno solo, ma è enorme. E dentro quell’unico pensiero ci stanno:
- La visione finale (anche se non è completa);
- I passi successivi (anche se non li ho pianificati);
- La voglia di migliorare (senza sentirmi giudicato).
Lo stato di flusso, per me, è quando la critica interna smette di comandare e diventa solo una voce di supporto, non mi blocca, mi rifinisce.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? È il momento non di sapere tutto, ma…
Sentirsi competenti
Questa sensazione è importante e la cosa più bella è che mi sento competente, ma non perché so tutto, perché mi fido del processo. Anche se sbaglio, non è un fallimento, è un’informazione. Correggo, riprovo, stringo, semplifico, riscrivo, e intanto sento che sto andando nella direzione giusta.
Se devo dirla in modo semplice: nel flusso io non cerco l’idea perfetta, cerco il movimento giusto.

Anche quando spiego mi sento dentro al flusso…
Quando ci sono dentro, mi succede sempre la stessa cosa, mi viene da pensare che questa è la versione migliore di me. Non quella che parla, non quella che spiega, non quella che convince… ma quella che fa.
Quando esco dal flusso, spesso mi accorgo di una cosa quasi commovente, ho creato qualcosa che prima non esisteva e per un attimo, anche io mi sento un po’ nuovo.
Lo stato di flusso determina la fine dell’attrito.
Chiunque crei qualcosa conosce quel momento magico: lo stato di flusso. È quando il tempo sparisce, le idee si incastrano da sole e tutto sembra naturale. Il problema è che, di solito, tra l’intuizione e la realizzazione c’è un mare di “attrito” fatto di tecnica, software e tempi morti.
L’AI serve a questo: a ridurre quell’attrito. Non pensa al posto nostro, ma accorcia il feedback e accelera l’iterazione. Non sostituisce l’ispirazione; la nutre, permettendoci di esplorare dieci strade diverse nel tempo in cui prima ne percorrevamo una.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? Un ritorno alle origini.
Contenuti “fluidi”
C’è un concetto che trovo affascinante: i contenuti “fluidi”. Per decenni siamo stati schiavi della forma fissa: un video da 30 secondi, un articolo da due pagine, un formato standard. Oggi il contenuto diventa fluido, può allungarsi, accorciarsi, cambiare pelle in base a chi lo guarda, mantenendo però intatto il suo cuore, il suo “intento”.
Paradossalmente, questo ci riporta allo storytelling delle origini. Prima della stampa, lo sciamano o il cantastorie adattava il racconto in base a chi aveva di fronte. Con l’AI torniamo lì: uniamo la scala industriale alla personalizzazione più intima.
Il creativo diventa architetto di mondi. Molti temono che, se il contenuto si adatta da solo, il creativo perda il controllo. Io credo sia l’esatto opposto. Il nostro lavoro si sposta dal “pixel perfetto” alla costruzione di un sistema. Non siamo più solo quelli che disegnano l’oggetto, diventiamo quelli che progettano l’universo in cui quell’oggetto vive. Come nei videogiochi: tu crei le regole e il mondo, il pubblico lo esplora. Diventiamo architetti di possibilità, custodi del senso, non semplici esecutori.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? L’AI non come generatore…
L’AI come provocatore
L’errore più grande è usare l’AI per “farsi dare delle idee”, è un approccio pigro e sterile. I creativi migliori la usano come uno specchio o un critico severo.
💡 Esempio: Utilizza questi prompt per ottenere altre idee da ChatGPT
- Prompt – l’AI come critico severo: “Analizza questo progetto senza fare sconti. Individua ciò che è debole, prevedibile o poco coraggioso. Dimmi dove sto giocando sul sicuro invece di rischiare.”;
- Prompt – l’AI come smontatore di struttura: “Prendi questa idea e smontala pezzo per pezzo. Dimmi cosa è essenziale e cosa potrei eliminare senza perdere il senso. Se dovessi ridurla al 30%, cosa rimarrebbe?”;
- Prompt – l’AI come provocatore creativo: “Dammi un’alternativa radicale a questa idea. Voglio una direzione che mi metta a disagio, che non sceglierei d’istinto ma che potrebbe funzionare.”;
- Prompt – l’AI come generatore di vincoli: “Applica a questa idea tre vincoli assurdi (tempo, formato, pubblico o linguaggio). Costringimi a ripensarla da capo.”;
- Prompt – l’AI come editor spietato: “Comportati come un editor severo. Dimmi cosa taglieresti senza pietà e perché così il messaggio diventerebbe più forte.”;
- Prompt – l’AI come specchio di chiarezza: “Riformula questa idea come se dovessi spiegarla a qualcuno che non mi conosce e non ha pazienza. Se non è chiara in 3 frasi, dimmi perché.”;
- Prompt – l’AI come antagonista: “Assumi il ruolo di chi non è d’accordo con me. Critica questa idea dal punto di vista di uno scettico intelligente. Voglio le obiezioni più difficili.”;
- Prompt – l’AI come coach creativo: “Se questa idea fosse solo un primo abbozzo, quali domande dovrei farmi per portarla a un livello superiore?”;
- Prompt – l’AI come test di coraggio: “Dimmi qual è la scelta più comoda che sto facendo in questo progetto e quale sarebbe invece quella più scomoda ma potenzialmente memorabile.”;
- Prompt – l’AI come acceleratore di flusso: “Non darmi nuove idee. Aiutami solo a migliorare questa, rendendola più essenziale, più chiara e più onesta.”.
Perché la creatività non nasce dalla libertà assoluta, ma dai limiti. L’AI è fenomenale nel creare quei “vincoli fertili” che ci costringono a pensare meglio.
Come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale? La tecnologia non è neutra, è una scelta.
Conclusioni
Il futuro dell’AI non è qualcosa che “succede”, è qualcosa che progettiamo. Se la usiamo solo per produrre massa, avremo un mondo pieno di contenuti vuoti. Se la usiamo come estensione della nostra intelligenza, potremmo vivere un nuovo Rinascimento.
Qualcuno si chiede: “Ma se la creatività diventa facile, perde valore?”. La risposta è che dobbiamo scegliere quali difficoltà tenere. L’AI deve eliminare il lavoro sterile, non la fatica del pensiero. La creatività non muore quando diventa veloce; muore quando perde significato.
Alla fine, quando si tolgono gli strumenti, le paure e le discussioni tecniche, resta una verità semplice: la creatività non è mai stata una questione di tecnologia, è sempre stata una questione di presenza.
Ogni rivoluzione ha fatto la stessa cosa: ha tolto attriti inutili e ha messo a nudo ciò che contava davvero. L’intelligenza artificiale non fa eccezione. Sta solo accelerando un processo già in corso: separare chi crea perché può, da chi crea perché deve.
L’errore è pensare che l’AI sia qui per fare al posto nostro. Non è così. È qui per accorciare la distanza tra intuizione e forma, per riportarci in quello spazio in cui la creazione smette di essere sforzo e diventa flusso. Per anni abbiamo confuso la fatica con il valore, difendendo limiti tecnici come fossero virtù. L’AI ha rotto questa illusione: molte difficoltà non erano sacre, erano solo abitudini.
Quando cadono, resta l’intento. Resta la responsabilità di scegliere cosa vale la pena creare. E qui avviene la vera frattura: non tutti sono pronti a reggere quel peso. Perché oggi non basta più saper usare uno strumento. Serve sapere dove andare.
La creatività non si estingue, si divide. Da una parte il rumore, la produzione infinita di forme senza senso. Dall’altra chi usa l’AI per togliere attrito, non per togliersi di mezzo. Chi la usa per pensare meglio, non per pensare meno.
Il creativo diventa allora un costruttore di mondi, non un esecutore. Non controlla ogni dettaglio, ma custodisce il significato. La tecnologia può generare infinite possibilità, ma non può scegliere quali meritano di esistere. Quella scelta resta umana.
E forse la domanda finale non è come cambierà la creatività con l’intelligenza artificiale, ma questa: ora che puoi creare quasi tutto, hai ancora il coraggio di scegliere cosa conta davvero?











