Parliamo di Intelligenza Artificiale, 7 minuti di lettura

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Intelligenza Artificiale: i lavori a rischio

In questo articolo spiego quali lavori sono davvero a rischio e quali capacità dobbiamo sviluppare per non restare indietro…


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Cosa ci aspetta nei prossimi anni? L’intelligenza artificiale non sta solo automatizzando il lavoro: sta cambiando la natura stessa delle competenze umane. Dai ruoli più ripetitivi fino ai lavori altamente qualificati, sempre più professioni diventano sostituibili da agenti AI.

Ne ho parlato anche nelle mie newsletter, ti consiglio di iscriverti per anticipare i tempi:

💡 Esempio: un Nerd Digital Coach seduto alla sua scrivania, non con 100 dipendenti umani… ma con 1000 agenti di intelligenza artificiale che lavorano in parallelo. Ognuno specializzato: uno analizza dati finanziari, uno progetta grafiche, uno monta video, uno prepara contratti, uno risponde alle email dei clienti.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni?

Mettiti al mio posto e ragiona su ciò che ti aspetta nel prossimo futuro…

Ora fai una cosa: al posto di quel Nerd Digital Coach… mettici te e chiediti: il mio lavoro, oggi, quanto è sostituibile da questi agenti?

Chi scomparirà?

I lavori “routine” sono i primi a saltare, se il tuo lavoro è fatto principalmente di:

  • Compilare dati;
  • Controllare procedure;
  • Leggere qualcosa e trasformarla in un documento, un report, una mail;
  • Seguire una sequenza di clic sempre uguale sullo schermo,

Sei nella zona più a rischio, perché questa velocità del cambiamento è diversa da tutte le rivoluzioni precedenti.

Leggi anche i miei precedenti articoli sul tema:

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Non parliamo di fantascienza…

Sta già succedendo

Tutti quei ruoli che trasformano testi in testi o immagini/video, dove ricevi un input e produci un output abbastanza prevedibile, stanno per essere inglobati dagli agenti AI:

  • Inserimento dati;
  • Assicurazione e qualità;
  • Assistenza clienti;
  • Ruoli amministrativi;
  • Contabilità;
  • Lavoro legale;
  • Sanità, referti, analisi;
  • Diagnosi supportate da AI.

💡 Suggerimento: Ciò non riguarda solo i lavori “bassi”: anche molti lavori altamente pagati e prestigiosi sono, in realtà, una combinazione di analisi dati, protocolli e decisioni ripetibili, perfetti per essere automatizzati.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Non è la stessa cosa, sarà devastante…

Una rivoluzione Industriale?

Non è solo un’altra rivoluzione industriale, nel passato le macchine hanno sostituito i nostri muscoli.

💡 Esempio: Il trattore ha mandato a casa 9 contadini su 10, ma quei contadini hanno trovato altri ruoli in una nuova economia.

Oggi non stiamo sostituendo solo i muscoli, stiamo sostituendo una parte della nostra intelligenza. È diverso perché tocca tutti i settori contemporaneamente, non uno alla volta, la velocità è enorme: la tua “carriera” potrebbe durare da 10 a 36 mesi, non 40 anni come prima.

Non colpisce solo chi “non è qualificato”, ma anche chi ha studiato tutta la vita per un ruolo che, all’improvviso, l’AI fa meglio, più veloce e più economico. E attenzione: la tecnologia non arriva in un mondo neutro. Arriva in un mondo dove esistono già disuguaglianze, élite economiche, sistemi poco equi. Se non ci prepariamo, il rischio è che una piccola minoranza impari a usare bene l’AI e una grande maggioranza resti ai margini, senza strumenti e senza voce.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? La differenza sarà come utilizzerai l’AI.

Il vero spartiacque

Farà la differenza non chi userà l’AI, ma come la userà, mentre c’è chi è fermo al semplice utilizzo dello smartphone c’è oggi una parte delle persone che ha già l’AI aperta tutti i giorni, io per esempio, insieme a:

  • Imprenditori;
  • Professionisti;
  • Creator;
  • Studenti.

Questo crea una crepa che diventerà un abisso.

La gara non sarà più tra:

  • Laureato contro non laureato,
  • Giovane contro adulto,
  • Italia contro estero.

Ma la gara sarà tra:

  • Chi sa orchestrare gli agenti AI contro chi li ignora o li subisce.

Perché tra non molto qualcuno potrà andare in vacanza, facendo intanto lavorare gli agenti AI chiedendo di:

  • Trovare un’opportunità di mercato;
  • Progettare un software;
  • Lanciare il sito;
  • Testare le ads;
  • Pubblicare i contenuti sui social.

E lo farà davvero, questo è il vero spartiacque.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Resta sempre l’umano…

Cosa ci rimane?

Se i muscoli sono stati “automatizzati” dalla rivoluzione industriale e una parte dell’intelligenza viene aumentata/sostituita dall’AI, restano due leve fondamentali:

  • Emozioni: Empatia, relazione, ascolto profondo. Capacità di ispirare, guidare, motivare. Gestire conflitti, creare fiducia, tenere un gruppo insieme;
  • Azione: La capacità di agire. Iniziativa, responsabilità, capacità di prendere decisioni, coordinare risorse (umane e digitali), trasformare idee in progetti reali.

Fino a ieri ti giudicavano per il tuo quoziente di intelligenza, il “quanto sei intelligente”. Domani ti giudicheranno per quanto sei capace di usare l’intelligenza intorno a te: persone, reti, agenti AI, strumenti.

Non basta avere l’idea: conta chi ha distribuzione e community.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Quell’illusione pericolosa…

Il vantaggio competitivo

Ma adesso che l’AI è per tutti, tutti avranno le stesse possibilità? Non è assolutamente vero, secondo me. Se tutti possono creare un software, un libro, un corso, una collezione di grafiche, una strategia… Allora il valore si sposta su:

  • Chi ha già un pubblico;
  • Chi ha già una community che si fida;
  • Chi ha un brand credibile;
  • Chi sa comunicare con autenticità.

L’idea non è più il “moat”, la difesa del castello.
Il vantaggio competitivo duraturo diventa la relazione: audience, community, reputazione, fiducia.

Se domani AI e agenti generano qualsiasi cosa, quello che non possono generare da soli è:

  • La tua storia personale;
  • La fiducia che hai costruito negli anni;
  • Gli sguardi che ti ascoltano quando parli dal vivo;
  • L’autenticità che trasmetti quando ti metti in gioco davvero.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Non solo perderemo il lavoro ma…

Il rischio più grande

Non è solo perdere il lavoro, il rischio più grande, c’è una cosa che mi spaventa più della disoccupazione tecnologica: perdere il senso di utilità.

L’essere umano non vuole solo “campare” con un reddito di base, vuole sentirsi:

  • utile,
  • necessario,
  • parte di qualcosa di più grande.

Se milioni di persone si sentiranno scartate perché “non servono più”, non basterà dargli un sussidio. È una bomba emotiva, sociale e culturale. E allora la domanda diventa:

Come faccio, oggi, a non arrivare impreparato?

Un modo è formarsi per resistere a quest’ondata di rivoluzione tecnologica:

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Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Ecco cosa possiamo fare (davvero) adesso.

Fermare l’AI?

Non possiamo fermare l’AI, ma possiamo però scegliere come entrarci dentro.

Imparare a usare gli strumenti AI ogni giorno, non come giocattolo, ma come estensione del tuo lavoro:

  • Scrivere meglio;
  • Progettare più velocemente;
  • Validare idee;
  • Simulare scenari;
  • Fare ricerche, analisi, sintesi.

Allenare la nostra agency, smettere di aspettare che “qualcuno” ci salvi:

  • Iniziare progetti piccoli ma reali;
  • Saper dare istruzioni chiare (a persone e a macchine);
  • Imparare a coordinare 2, 3, 5 agenti AI come se fossero un mini-team.

Costruire brand personale e comunità farti vedere, raccontarti, spiegare come pensi:

  • Creare contenuti che mostrano la tua testa e il tuo cuore;
  • Attirare persone che condividono i tuoi valori.

Oggi è “solo” un account social, domani sarà la tua difesa più grande.

Coltivare competenze umane non automatizzabili:

  • Public speaking;
  • Negoziazione;
  • Leadership;
  • Didattica,

Capacità di spiegare cose complesse in modo semplice.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Non chiederti “che lavoro farò”, ma “che ruolo avrò”.

Conclusioni

Nei prossimi anni non vincerà chi “ha studiato di più” o chi “ha un lavoro sicuro”, ma chi saprà muoversi in questo nuovo mondo, senza paura della velocità, capace di orchestrare gli agenti AI invece di subirli. Vedremo Job title che spariscono, altri che nascono dal nulla, e percorsi lavorativi che durano mesi, non decenni.

L’Intelligenza Artificiale non automatizza solo mansioni, ridefinisce il valore dell’essere umano. Non conterà più il fare, ma il far fare. Non il produrre, ma il guidare. Non il sapere, ma il collegare e usare con intelligenza tutta l’AI intorno a noi.

Il lavoro non scompare: cambia in modo rapido e totale. Chi non si prepara rischia di vivere questo passaggio come una perdita di identità e direzione. La buona notizia è che ciò che siamo davvero – emozione, empatia, guida, connessione autentica – non è replicabile. Ed è proprio questo che ci salverà.

Il futuro chiede presenza, non perfezione: formazione continua, sperimentazione, relazioni, reputazione. Diventare persone che non temono l’AI, ma la integrano nel proprio lavoro.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni

La formazione l’unica vera arma per diventare competitivi.

Ma la domanda chiave per me non è solo: “Quali lavori saranno resi ridondanti?”

La domanda vera è: “Che ruolo voglio avere in un mondo dove i CEO avranno 1000 agenti AI al loro fianco?”

Chi vuoi essere? Vuoi essere tra quelli che subiscono le decisioni degli algoritmi, o tra quelli che li orchestrano?

Non è più il momento di stare a guardare. È il momento di studiare, sperimentare, sbagliare in fretta, imparare in fretta. Perché l’AI cambierà il mondo, con o senza di noi. La vera scelta è: voglio essere parte attiva di questo cambiamento, o farmi travolgere?

Per questo ti invito a non restare spettatore, preparati ora. Investi nelle tue competenze e nella tua capacità di agire.

Vuoi scoprire se il tuo lavoro rischia di scomparire con l’AI? Ho preparato una checklist essenziale che in meno di 30 secondi ti dice quanto la tua professione è esposta all’automazione. È lo strumento che avrei voluto avere anni fa, quando l’AI sembrava solo “un tema per esperti” e invece stava già cambiando tutto.

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Non aspettare che il cambiamento arrivi, anticipalo. Il futuro non va temuto, va esplorato con coraggio e umanità. Non chiederti “che lavoro farò?”, ma “che ruolo avrò?”. Perché il lavoro cambia, ma la tua possibilità di reinventarti resta infinita.