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La strage di Capaci

Ritengo doveroso ricordare questo avvenimento che mi fece restare senza fiato, era il 23 maggio 1993: LA STRAGE DI CAPACI.Facciamoci questa domanda: perchè sono avvenute queste stragi? Perchè? Perchè?Approfondiamo le …


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Ritengo doveroso ricordare questo avvenimento che mi fece restare senza fiato, era il 23 maggio 1993:
LA STRAGE DI CAPACI.
Facciamoci questa domanda: perchè sono avvenute queste stragi? Perchè? Perchè?
Approfondiamo le ricerche, documentiamoci, documentiamoci anche su you tube e diamo delle risposte ai nostri figli… Raccontiamo ai figli, ai giovani, chi era Giovanni Falcone? Cosa stava facendo? Perchè era diventato pericoloso? Perchè? Informiamo la nuova generazione di un passato non tanto lontano. Di un passato in cui sono state straziate delle vite umane… perchè? I giovani di oggi sono poco informati, pochissimo, non sanno nulla. I giovani di oggi hanno degli ideali che fanno rabbrividire… non tutti… ma qualcuno si…
I giovani di oggi non sanno e non vogliono sapere cosa è l’Italia… cosa è diventata… cosa diventerà?!!!
Vi riporto questo link interessante e molto documentato: http://digilander.libero.it/inmemoria/strage_capaci.htm
Sono le 17,48
quando su una pista dell’aeroporto di Punta Raisi atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall’aeroporto romano di Ciampino alle ore 16,40. Sopra c’è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca. E sulla pista ci sono tre auto che lo aspettano. Una Croma marrone, una Croma bianca, una Croma azzurra. E’ la sua scorta, erano stati raggruppati dal capo della mobile Arnaldo La Barbera.
Una squadra affiatatissima che aveva il compito di sorvegliare Falcone dopo il fallito attentato del 1989 davanti la villa del magistrato sul litorale dell’Addaura. La solita scorta con Antonio, Antonio Montinaro, agente scelto della squadra mobile che, appena vede il "suo" giudice scendere dalla scaletta, infila la mano destra sotto il giubbotto per controllare la pistola.
Tutto è a posto, non c’è bisogno di sirene, alle 17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia è sull’autostrada che va verso Palermo.
Tutto sembra tranquillo, ma così non è. Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie.
La Croma marrone è davanti. Guida Vito Schifani, accanto c’è Antonio, dietro Rocco Di Cillo. E corre, la Croma marrone corre seguita da altre due Croma, quella bianca e quella azzurra. Sulla prima c’è il giudice che guida, accanto c’è Francesca Morvillo, sua moglie, anche lei magistrato. Dietro l’autista giudiziario, Giuseppe Costanza, dal 1984 con Falcone, che era solito guidare soltanto quando viaggiava insieme alla moglie. E altri tre sulla Croma azzurra, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Un minuto, due minuti, la campagna siciliana, l’autostrada, l’aeroporto che si allontana, quattro minuti, cinque minuti.
Ore 17,59, autostrada Trapani-Palermo. Investita dall’esplosione la Croma marrone non c’è più. La Croma bianca è seriamente danneggiata, si salverà Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Feriti come altri venti uomini e donne che erano dentro le auto che passavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
Fu Buscetta a dirglielo: "L’avverto, signor giudice. Dopo quest’interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E’ sempre del parere di interrogarmi?".
Giovanni Falcone, "Cose di Cosa Nostra" (Rizzoli, 1991): "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande".

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Paolo Franzese
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